Anteprima | Zehra Dogan

“Zehra Dogan” di Francesca Nava e Creative Nomads Studio è il quinto volume della collana “Donne sul fronte” nata dalla collaborazione tra Round Robin editrice, Il Fatto Quotidiano e Paper First. Ogni settimana un graphic novel vi racconterà la storia di donne e giornaliste impegnate in scenari di guerra.  Sette numeri tutti da collezionare per conoscere la storia di donne che hanno fatto la Storia.

[di Francesca Nava] Incontro Zehra un lunedì sera piovoso di fine settembre 2020 a Lambrate, periferia est di Milano. Seguo la storia di questa giovane donna curda da quattro anni, da prima che la arrestassero. E’ stata lei a ispirare il documentario che ho ideato e poi diretto con altre tre registe, dal titolo “Terroriste, Zehra e le altre”, prodotto da Creative Nomads. Da un anno e mezzo frequento Zehra anche come amica. Tra poche ore inaugurerà “Beyond” la sua prima mostra personale curata da Prometeo Gallery di Ida Pisani, nello spazio milanese della galleria. Le sue opere saranno vendute al pubblico a migliaia di euro. Tra gli acquirenti ci sono architetti, notai, commercialisti, collezionisti d’arte ed ex politici, come Letizia Moratti, ex sindaca di Milano.

“Come ti senti alla vigilia di questa mostra così importante?”

“Quando ero piccola e disegnavo non avrei mai immaginato che i miei lavori sarebbero stati esposti ovunque, che sarebbero stati quotati e che sarei diventata famosa – mi racconta davanti a una tazza di tè caldo – in parte sono contenta, ma dall’altra ho paura, perché il rapporto con il denaro mi mette a disagio. Adesso avrò questi soldi e poi che cosa succederà? Rimarrò autentica? O il denaro mi cambierà?” 

Il dilemma è lacerante per chi, come Zehra, ha visto la morte in faccia e l’ha raccontata, guadagnandosi ogni giorno piccoli spazi di libertà, fino a raggiungere un successo ormai globale.

“Perché hai paura di cambiare?”

“I soldi sono sporchi, ma servono per vivere. E’ più di un anno e mezzo che sono in Europa e giro senza avere una casa, una fissa dimora. Ho una valigia e tutto quello che ho sta dentro a quella valigia. Sono come una nomade, ma devo trovare un equilibrio tra me e il mondo dell’arte, perché con la mia arte devo poter vivere, oltre che raccontare quello che ho vissuto e quello che sta accadendo in vari paesi del mondo. Devo imparare a non cadere nella trappola del mercato. Al mondo occidentale e benestante voglio raccontare la vita dei popoli sfruttati e perseguitati e l’arte è un mezzo potentissimo per veicolare questi messaggi, che altrimenti faticherebbero a raggiungere un certo tipo di pubblico, quindi è giusto stare sul mercato, anche come lotta politica. Ho perso duecento amici a causa della repressione politica”.

Cosa scrivono i giornali della collana “Donne e guerra”:

Ansa

Fumetti badtaste

Comicus

Afnwes

Comicon