Prossime uscite, tutte al femminile

Prossime uscite, tutte al femminile

P rossimamente in libreria due titoli che raccontano le vicende di paesi lontani ma di storie vicine, nel tempo e nella storia. Il primo è una graphic novel sulla tragedia del Rwanda, a 25 anni dal tremendo genocidio. Il secondo, un “diario” di viaggio che è un pò inchiesta, un pò racconto, un pò saggio, sui giorni della rivolta che ha sconvolto il Cile alla fine del 2019. A firmarli, rispettivamente, Martina Di Pirro e Clelia Bartoli. Due penne potenti e lucidissime.

 

KWIBOHORA

RWANDA, I GIORNI DELL’OBLIO

di Martina Di Pirro e Francesca Ferrara

 

«il Rwanda è terra degli Hutu… noi siamo la maggioranza, loro sono la minoranza di traditori e invasori… disinfesteremo il Rwanda, stermineremo i ribelli dal fronte patriottico… questa è “radio RTLM”, voce del potere Hutu, state allerta… attenti al nostro vicino»

George Rutagunda dal film Hotel Rwanda

6 Aprile 1994. «È arrivato il momento!» urla l’altoparlante della stazione Radio Télévision Libre des Mille Collines (RTLM) «Tagliate gli alberi alti. Schiacciate quegli scarafag- gi». È l’inizio della carneficina che durerà 104 giorni e cau- serà 1.074.017 di morti. 10.000 morti al giorno, 400 ogni ora, 7 al minuto. Le donne vittime di violenza sessuale durante il genocidio sono state circa 250.000, e le sopravvissute per il 70% dei casi hanno contratto l’AIDS. Tutto questo ha dato il via ad uno dei più grandi esodi di profughi della storia, considerando anche il breve lasso di tempo nel quale si è verificato: 2.000.000 di rwandesi hanno cercato rifugio nei Paesi confinanti. Le Nazioni Unite furono «colpevolmente incapaci» di fermare le violenze. Gli USA posero il veto sull’uso del termine «genocidio» bloccando così i rinforzi al contingente di Caschi blu, il Belgio entrò nel Paese solo per evacuare i propri cittadini. La Francia, secondo documenti u ciali, finanziò, armò e appoggiò le milizie Hutu. Di quegli anni, i media e i politici occidentali ne hanno conservati pochi ricordi. Molti dei responsabili dell’Occidente (e non) sono ancora a piede libero. Nessuna agenda politica di nessun Paese occidentale chiede di tro- vare verità a quel male. Dal 6 aprile al 4 luglio 1994 quasi un intero popolo è stato sterminato. Questo libro ne racconta la storia.

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AQUÌ SE FUNDA UN PAÌS

VIAGGIO NELLA RIBELLIONE CILENA

di Clelia Bartoli

 

Nessuno sospettava quello che stava per accadere. Sembrava il Paese più florido e pacifico dell’America latina. Si vantava di essere il più europeo. Eppure è bastato l’aumento di pochi spiccioli del biglietto della metropolitana per far detonare un processo di radicale ripensamento della nazione fino all’avvio di una nuova fase costituente. Ma come è accaduto che una protesta senza apparenti avvisaglie si estendesse e prendesse campo a tal punto? Una giovane attivista dice: «Sembrava pace e invece era silenzio». Un’altra aggiunge: «Il malessere era diffuso, ma vissuto individualmente. Adesso è condiviso e ciò ci ha dato la forza di provare ad uscirne insieme». Attraverso un diario di viaggio dei giorni della grande mobilitazione, l’autrice porta alla luce le ragioni, i temi e le modalità del risveglio cileno: gli effetti dell’esperimento neoliberale, l’apporto dei popoli indigeni, il rapporto tra generazioni, la globalizzazione del movimento femminista cileno, il processo di autoeducazione popolare in vista del processo costituente e molto altro. Un “saggio narrativo” che oscilla tra la descrizione di eventi visibili, quali i tafferugli per le strade di Santiago, e l’investigazione dei tumulti interiori che scuotono l’intimo di ciascuno quando lo status quo vacilla.